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Palazzo Petroni Cenci Bolognetti
Il Palazzo Petroni Cenci Bolognetti è costituito da due corpi di fabbrica che, sebbene tra loro comunicanti, si presentano formalmente ben distinti: il nucleo cinquecentesco affacciato su via dell'Ara Coeli e il così detto "Palazzo Nuovo", frutto delle grandi trasformazioni settecentesche.
Il primo nucleo del Palazzo si può datare attorno alla seconda metà del XVI secolo, periodo in cui i Petroni diedero inizio a un'attenta politica di acquisizioni fondiarie e di attività edilizia. Il progetto si inseriva nella più ampia trasformazione della piazza degli Altieri, attuale piazza del Gesù, tra il XVI e il XVII secolo.
Le piante storiche e le incisioni d'epoca, in particolare la veduta di Lievin Cruyl del 1665, documentano quale fosse l'aspetto originario del Palazzo e la sua evoluzione nel tempo. L'edificio si presentava articolato su due livelli con botteghe e mezzanini al piano terra e gli appartamenti al primo piano. Mentre l'aspetto d'insieme si è modificato nel tempo, dell'antico Palazzo cinquecentesco rimangono inalterati le finestre in peperino su via dell'Ara Coeli e alcuni ambienti interni corrispondenti alla stessa porzione di edificio, come il grande salone cassettonato a doppia altezza e la loggia interna.
Agli inizi del XVIII secolo il conte Alessandro Petroni iniziò l'ultima fase di trasformazione e ridisegno del patrimonio familiare, finalizzata alla realizzazione di un Palazzo all'altezza del nome e della posizione sociale della famiglia, affidando alla nuova facciata il compito di dare nuova unitarietà e visibilità al complesso.
Il progetto del nuovo Palazzo è da attribuirsi all'architetto Ferdinando Fuga, come confermano alcuni documenti d'archivio e il disegno del prospetto, non firmato ma di certa attribuzione, conservato nella Collezione Lanciani presso la Biblioteca dell'Istituto di Archeologia e Storia dell'Arte di Roma. La facciata è caratterizzata da un alto basamento in bugnato liscio sormontato da un ordine gigante di paraste. Il disegno differisce da quanto realizzato solo per alcuni dettagli quali il portale architravato e la soluzione in copertura, per la quale è stata preferita una balaustra di coronamento in un primo momento non prevista.
Il programma di valorizzazione e ammodernamento delle proprietà dei Petroni, che entrarono a far parte dei circoli dell'alta aristocrazia romana con il matrimonio di Alessandro Petroni con la marchesa Giulia Massimi, interessò anche gli ambienti interni e la loro decorazione. Il primo piano nobile era caratterizzato dal ciclo di affreschi rappresentante il giudizio di Paride. La decorazione del secondo piano invece è il risultato di più interventi successivi. Di particolare importanza è l'ambiente così detto "Gabinetto della Contessa", impreziosito da una ricca boiserie.
Alla morte di Alessandro Petroni (1771) la famiglia risultava proprietaria nell'isolato di due corpi principali comunicanti e di una serie di edifici minori adibiti a botteghe e rimesse. Nella divisione dei beni il Palazzo sulla piazza del Gesù fu assegnato alla figlia maggiore, Maria Isabella, moglie di Girolamo Cenci entrando così a far parte delle proprietà della famiglia Cenci Bolognetti. Diversi lavori, soprattutto di revisione e manutenzione dell'apparato decorativo, furono realizzati per volere della contessa, tuttavia, forse a causa di ristrettezze economiche, bisogna attendere la seconda metà del XIX secolo per vedere l'inizio di un nuovo e attento periodo di restauro e di "rinnovazione" del Palazzo per volere del principe Virginio Cenci Bolognetti. Tale attività è ricordata da due targhe fatte apporre dallo stesso principe nell'atrio di ingresso del Palazzo.
Nel 1955, alla morte della principessa Beatrice Fiorenza, ultima erede della famiglia Cenci Bolognetti, la proprietà del palazzo passa con disposizione testamentaria all'allora Università degli Studi di Roma, ora Sapienza, allo scopo di promuovere le scienze pasteuriane attraverso la realizzazione di un Istituto Pasteur.
L'aspetto attuale del complesso è frutto di alcuni interventi attuati alla fine del secolo scorso e di più recenti ed estesi restauri realizzati negli anni 2002-2003 e 2004-2007.
Autore: arch. Irene Castelli